Con le minacce di Gazprom di chiudere i rubinetti dopo il 21 luglio, si intensifica la battaglia commerciale tra Russia ed Unione Europea, portando con se gravi conseguenze sull’approvvigionamento energetico, specialmente quello del gas naturale.
La chiusura dei rubinetti mette a rischio la campagna di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2022/2023, che invece dell’80% previsto per la fine di ottobre potrebbe assestarsi attorno al 65-70%. Un livello insufficiente per i nostri standard energetici
Il piano presentato dalla commissione europea il 20 luglio, “Risparmiare gas per un inverno sicuro”, tende a far fronte alla crisi energetica legata alle forniture russe di gas naturale.
Nella bozza del piano si parla di “campagne di risparmio di gas mirate alle famiglie per l’abbassamento del termostato di un grado, ma anche imponendo, laddove tecnicamente fattibile e applicabile, la riduzione del riscaldamento di edifici pubblici, uffici, edifici commerciali (in particolare grandi edifici) a 19 gradi”, secondo quanto riportato da Teleborsa.
Il piano prevede inoltre la sostituzione del gas con altri combustibili e sul risparmio energetico in tutti i settori, compreso quello dei trasporti, in modo da aumentare lo stoccaggio di gas per l’inverno.
Il fine ultimo è sostanzialmente evitare il peggio e cioè in caso di forte riduzione delle forniture di gas russo almeno essere in grado di ridurne l’impatto negativo su famiglie e soprattutto imprese e industrie, senza però dimenticare l’ambiente.
Bruxelles ha espresso, infatti, la priorità di passare ad energie rinnovabili in ogni settore, nonostante si prevede un ritorno temporaneo al carbone, al petrolio o al nucleare per quello che è stato ribattezzato “l’inverno energetico europeo”.
ENERGIE RINNOVABILI E IMPATTO SUI TRASPORTI
Attualmente le fonti di energia rinnovabili più utilizzate e che hanno permesso un principio di transizione energetica sono riassumibili in quattro grandi categorie:
Energia idroelettrica: sfruttando il moto dell’acqua si produce energia. Ad oggi le centrali idroelettriche producono circa il 4% del fabbisogno mondiale energetico.
Energia solare: la creazione di impianti di pannelli solari ha permesso l’utilizzo della più grade fonte di energia esistente: il Sole. Particolari pannelli di silicio permettono di immagazzinare e convertire l’energia solare in una fruibile ai nostri dispositivi.
Energia eolica: la costruzione di pale eoliche consente lo sfruttamento del vento. Il movimento genera energia meccanica che viene poi trasformate in energia elettrica.
Energia geotermica e biomasse: con energia geotermica, ci si riferisce a quella fonte di energia che viene prodotta dal calore della terra, con conseguente riscaldamento delle acque fino allo stato vapore; le biomasse sono fonti di energia che vengono prodotte da sostanze organiche attraverso processi di combustione, come il caso degli scarti alimentari.
Il fine ultimo è quello di produrre energia elettrica capace di sostituire le “vecchie” fonti di energia in esaurimento e dannose per il nostro ambiente.
E PER I TRASPORTI?
Per quanto riguarda i trasporti il passaggio all’elettrico è sempre più chiaro sebbene ci siano anche altre cose da considerare.
Per effettuare efficienza energetica nel settore del trasporto merci è necessario intervenire su alcuni aspetti:
Modalità di trasporto: valutare, scegliere ed incoraggiare le modalità di trasporto più efficienti e quindi meno inquinanti combinando in modo opportuno le varie tipologie esistenti considerando anche lo sharing o servizi privati a basso consumo.
Migliore gestione dei percorsi: grazie all’utilizzo di adeguati strumenti tecnologici sarebbe possibile ottimizzare i percorsi, evitare tratte inutili e periodi morti.
Utilizzo di veicoli efficienti: l’adozione di motori, telai e pneumatici più efficienti potrebbe generare al 2030 veicoli maggiormente efficienti per il 20-30%, compatibilmente ovviamente con le disponibilità economiche degli operatori.
Uso di combustibili differenti: i biocarburanti si dividono in due categorie: convenzionali, cioè ottenuti da materie prime per alimentazione umana e animale (grano, mais, soia, girasole) e in grado di risparmiare il 60% di CO2; e avanzati, ovvero ricavati da olii di frittura, grassi animali o rifiuti, capaci di risparmiare fino al 90% di CO2.
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