Capire quali metriche una startup deve utilizzare è molto importante per il suo successo, specialmente per ottenere investimenti nelle sue primissime fasi di vita. In questo articolo capiremo le metriche su cui porre attenzione quando si sta calcolando l’andamento della propria startup e quali le più valide agli occhi degli investitori.
Le metriche per valutare una startup
Le metriche sono dei valori fondamentali per poter analizzare l’attività di una startup, infatti aiutano a capire cosa si sta facendo correttamente e cosa invece andrebbe migliorato. Per questo motivo decidere quali metriche considerare e quali no è fondamentale sia per gli investitori o potenziali tali, sia per i clienti.
Le metriche devono essere ovviamente coerenti con gli obiettivi che la startup si è prefissata e soprattutto non devono essere vanity metriche, ossia metriche il cui risultato è superfluo per capire il reale valore economico dell’attività svolta, come ad esempio il numero di “mi piace” su una pagina Facebook che è irrilevante ai fini del fatturato aziendale (ma sicuramente può essere usata come valore reputazionale agli occhi dei visitatori virtuali), così come gli utenti che visitano il sito, se poi non si trasformano in reali acquirenti del prodotto/servizio.
Vediamo ora le possibili metriche da valutare, suddivise in gruppi approssimativi.
Metriche di validazione
Sono tutte quelle metriche che servono per valutare il successo del tuo prodotto o servizio. Generalmente si usano durante gli stadi inziali della startup. Tra queste troviamo:
Numero di clienti
Numero di clienti che convertono (non obbligatoriamente l’acquisto, ma anche piccole azioni come il rilascio di un’email)
Unità vendute
CAC (Customer Acquisition Cost): è il costo di acquisizione di un utente. Più è basso, più il costo di acquisizione di un singolo utente sarà minore e quindi più conveniente per l’azienda. Ovviamente è bene calcolarlo anche nella fasi più avanzate. Si lega infatti ad un’altra metrica che vedremo più avanti, il LTV.
Burn Rate: utile per il processo di fundraising, permette di conoscere di quanta liquidità dispone la startup.
Metriche di performance
Le metriche di performance servono per startup già in crescita e che devono quindi misurare le loro reali performance. Tra questi:
Revenue Ran Rate: permette di sapere se la strategia di prezzo è corretta oppure no.
ARPU (Average Revenue per User): indica quanto contribuisce ogni utente al tuo fatturato, ossia il ricavo per ogni utente.
Churn Rate o Attrition: legato alla metrica Retention, ossia di fidelizzazione e “conservazione” della clientela, questa metrica indica il tasso di abbandono dei clienti. In questo caso è bene approfittare per capire il motivo e magari provare a “trattenerli” creando delle strategie di marketing personalizzate.
LTV (Life Time Value): è il ciclo di vita del cliente, cioè quanta rendita apporterà quel cliente durante un certo arco temporale.
Metriche contabile-finanziarie
Gross Margin: calcolato facendo la differenza tra Revenue e Beni venduti.
Cash Burn Rate: quanto denaro viene speso in un certo tempo.
Quali sono i metodi di valutazione per una startup che offre servizi?
Le startup, essendo realtà ancora in stato embrionale, devono essere valutate secondo ipotesi di fattibilità e di successo potenziali. Si devono quindi usare metodi adeguati. Tra questi c’è l’iniziale valutazione pre-money che serve per decifrare il valore della startup e con esso le quote cedibili dalla stessa agli stakeholder.
Interessante è il metodo Berkus che, più che valutare la startup finanziariamente, valuta la startup da elementi più concreti, e soprattutto disponibili, quali: l’idea; il prototipo; il team; il mercato; la produzione e la vendita. Ad ognuno viene assegnato un punteggio. È ottimo per startup che devono avviare una vera e propria attività aziendale. Poi esiste il metodo Cost-to-Duplicate che, come intuibile dal nome, valuta il costo della startup nel caso in cui la si volesse duplicare. A cosa serve ciò? Per sapere che l’investitore non investirà mai un ammontare più alto del costo risultante dalla duplicazione. Questo metodo non tiene conto però di tutti quei fattori intangibili, tipici di una startup alle prime armi. Il metodo dei Multipli invece compara aziende simili con stesse metriche. Molto simile a quest’ultimo è il metodo Scorecard che analizza startup già finanziate. Infine, c’è il metodo Discounted Cash Flow che come dice il nome misura i flussi di cassa attesi, guardando sempre al potenziale aziendale.
Come scegliere le metriche giuste per valutare una startup?
Non è semplice perché dipende dalla fase in cui si trova la startup, dal fatto che offra servizi o prodotti, dal modello di business. In genere è sempre meglio effettuare un confronto da 2 o più metriche. Inoltre, soprattutto nelle fasi inziali è bene considerare il team, fondamentale per il successo dei risultati; il mercato in cui si andrà ad operare, nuovo o potenzialmente accattivante a livelli di crescita; valutare i concorrenti e analizzare i punti di forza e di debolezza della startup.
Le metriche viste sopra sono solo una piccolissima parte di quelle esistenti (qui puoi trovarne delle altre) ma per iniziare a valutare la fattibilità del progetto sono sufficienti. Inoltre, la suddivisione è approssimativa, in quanto alcune metriche, soprattutto di validazione e di performance possono categorizzarsi nella stessa classe.
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